LIRA, ADDIO!


Già dal primo gennaio di questo corrente anno, l'Euro ha iniziato la sua prepotente entrata nelle tasche di circa trecento milioni di persone, che hanno dovuto -in massima parte di buon grado- iniziare a fare -letteralmente- i propri conti con esso.

Mai, nella recente storia dell'uomo, si era prima d'ora verificato un fenomeno "monetario" di portata tanto vasta e di significato altrettanto profondamente importante.

Occorre risalire all'impero romano, per poter constatare la presenza di una moneta comune circolante all'interno di un territorio così esteso e fra genti di origini e tradizioni quantitativamente e qualitativamente tanto diversificate.

Ma, a prescindere dal numero -certamente assai meno elevato- di individui interessati al fenomeno preso in esame nel periodo ricordato, la fondamentale differenza fra i nostri tempi e quelli che corsero duemila anni or sono, consiste nel dover constatare che l'adozione di una moneta comune non è dipesa -come allora- da imposizioni seguite a conquiste militari, ma da una libera, consapevole scelta fra genti di pari dignità, dettata da una volontà di creare maggiori possibilità di espandere pacificamente la potenzialità economica e difensiva di una parte assai rilevante del continente europeo e certamente destinata, entro breve tempo, a diventare sempre più vasta.

Non è, comunque, nostro intendimento di ricercare ed esaminare in questa sede quali conseguenze potranno derivare dall'adozione dell'euro, ma di rievocare -per sommi capi- la storia, più e meno recente, della moneta dalla quale noi Italiani ci accingiamo, non senza un pizzico di nostalgia, a prendere definitivo congedo.

La lira, o "libra", come entità monetaria, risale alla fine dell'VIII secolo, quando Carlo Magno istituì una moneta -la lira, appunto- composta da venti soldi, di dodici denari ciascuno. Non si trattava, però, di una moneta coniata, come non lo erano i soldi da cui era composta, ma rappresentava una unità di conto, ossia virtuale: ad essere realmente coniati e circolanti erano invece i denari, ben presto superati dai loro multipli: i grossi o bolognini, inizialmente composti da dodici denari, cioè un soldo, destinati, nel corso dei secoli, ad equivalere a due, poi a quattro soldi, a mutare denominazione, ad esempio, in baiocchi e ad avere numerosissime varietà.

La lira rimase moneta di conto fino alla seconda metà del 1400, ma   divenne effettiva moneta soltanto nel XVIII secolo.

L'8 maggio 1780, con deliberazione dell'Assemblea Nazionale francese, ebbe inizio il sistema decimale. La lira, ad imitazione del franco, composto da 100 centesimi, adottò tale sistema. In seguito, il soldo, pur conservando la sua qualità di ventesima parte della lira, assunse il valore di 5 centesimi.

Bisognerà comunque attendere la legge del 24 Agosto 1862, per veder riconosciuta alla nostra lira la qualifica di moneta unitaria nazionale.

Da allora, le vicende alle quali fu interessata, sono le stesse che hanno caratterizzato la nostra storia.

Il susseguirsi delle due guerre mondiali incise negativamente sul valore della nostra moneta, suscitando spinte inflattive che ne ridussero drasticamente il valore e che hanno, poi, determinato la base dell'attuale rapporto di cambio con il nascente Euro (pari a £.1936,27).

D'ora in avanti, -ed in modo definitivo dal prossimo 28 febbraio- la nostra gloriosa moneta entrerà a far parte del passato.

Salutiamola, mentre, insieme alle altre monete europee che ne condivideranno la sorte, si allontanerà sempre più dal nostro orizzonte, in progressiva dissolvenza, dicendole, con un ideale cenno della mano e con una punta di nostalgica amarezza: "cara lira, addio!"


(Gennaio 2002)