Essere vegetariani | GIOVANNI SPAGNOLI | Maria laura Spagnoli



ESSERE VEGETARIANI: UNA SCELTA IRRAZIONALE?

Se si chiede ad un vegetariano la ragione della sua scelta alimentare, la risposta più comune è che l’uccisione di un animale è contraria ai suoi principi. A prima vista, una tale giustificazione può sembrare del tutto comprensibile e degna di ogni rispetto, partendo dal presupposto che qualsiasi sistema di dare scientemente la morte sia imprescindibilmente legato ad una violenta sopraffazione da parte di un essere vivente, nei confronti di un altro essere vivente.

Ma, se si prende tale affermazione alla lettera, chi sarebbe in grado di negare che anche le piante siano esseri viventi? (1) Ci si potrebbe sentir rispondere che le piante sono prive di sistema nervoso e, quindi, non siano sensibili alle percezioni dolorose, eppure sono scoperte che si vanno affermando ai nostri giorni, che le piante “sentano” anch’esse, mostrando di gradire alcuni tipi di musica o reagendo addirittura a chi parla loro con affabilità e gentilezza. C’è nessuno che si è preso la briga di chiedersi cosa possa avvertire una quercia che viene aggredita dall’accetta di un boscaiolo o dal fuoco di un incendio, o una pianta di ravanello quando il buongustaio l’estrae dalla terra e ne porta alla bocca la succosa radice, per macinarla sotto i denti? Siamo abituati a definire una persona, che non reagisce più agli stimoli vitali, che si comporta come un vegetale, ma possiamo essere sicuri, oltre ogni ragionevole dubbio, che le piante siano esseri del tutto insensibili e non avvertano delle sensazioni, come, ad esempio, la percezione del benessere  o della paura? O non risponda piuttosto a verità che questo ci faccia comodo pensarlo per sgravarci da ogni scrupolo di coscienza? Oltre a tutto, rispetto ad un animale, una pianta ha lo svantaggio dell’immobilità e, quindi, di non potersi difendere con la fuga da una qualsiasi aggressione. Questa considerazione i vegetariani l’hanno mai fatta? (2)

Proviamo, ora, ad esaminare come abbia operato la Natura, nella sua grande saggezza, quando ha formato gli organismi degli esseri viventi, sia vegetali, che animali.

Le piante, tramite la fotosintesi clorofilliana, sono in grado di produrre autonomamente le sostanze organiche necessarie alla loro esistenza, elaborando le sostanze inorganiche. Ricordiamo schematicamente in cosa consista questo processo: da sei molecole di anidride carbonica (6CO2), più sei molecole di acqua (6H20), la clorofilla (un pigmento contenuto nelle piante verdi), tramite l’azione del calore radiante della luce solare, sintetizza una molecola di materia organica, precisamente di glucosio (C6H12O6), liberando, nel contempo, sei molecole di ossigeno (602). Da tale azione, risulta evidente l’importanza fondamentale della fotosintesi per rendere possibile la vita sul nostro pianeta. A causa di queste loro capacità (cioè di produrre le sostanze organiche necessarie alla loro esistenza), le piante sono chiamate organismi autòtrofi. Della vitale importanza della funzione delle piante di assorbire anidride carbonica, rilasciando ossigeno, si ricordino anche gli amministratori amerini, che mostrano troppo spesso tanto scarsa considerazione nel mantenimento e la conservazione del nostro patrimonio arboreo e della quale hanno fornito un’ulteriore, ampia prova in questi ultimi tempi, con la distruzione della conifereta di Posterola, seguìta a sua volta a quella di Nocicchia, seguìta ancora a quella della Zona Industriale e via risalendo indietro negli ultimi anni.

Gli animali, invece -e l’uomo fra essi- non sono in grado di produrre le sostanze organiche necessarie alla loro esistenza, ma debbono assumerle dagli altri organismi viventi, sia animali, che vegetali: sono, cioè, organismi eteròtrofi. Da entrambi detti organismi, vengono prelevate le sostanze vitali per un corretto sviluppo dell’individuo: in particolare, durante la crescita, sono indispensabili e fondamentali le sostanze, per lo più di origine animale, che andranno, fra l’altro, a formare l’apparato osseo; non per nulla, la Natura ha dotato le madri del primo ed essenziale alimento della vita: il latte. Ricordiamo che l’osteoporosi, che si sviluppa spesso nell’età avanzata, può essere prodotta da carenze nell’alimentazione con prodotti organici anche di origine animale, specialmente nei primi stadi della vita.

Per le ragioni sopra esposte -e per tante altre che lascio alle considerazioni del paziente lettore- sono del parere che l’uomo -da sempre un animale onnivoro- non debba fare a meno, per un corretto ed equilibrato sviluppo del corpo e della mente, di nutrirsi attingendo il proprio alimento da entrambi i regni, sia animale, che vegetale, ritenendo pretestuose e anche alquanto irrazionali le affermazioni di coloro che bandiscono dalla dieta qualsiasi alimento di origine animale, appellandosi farisaicamente alla loro repulsione contro ogni tipo di violenza. Sono, d’altra parte, pienamente consenziente e fermamente convinto che occorra giungere alla totale eliminazione delle sofferenze -sia fisiche che psichiche- degli animali, tanto se destinati all’allevamento per l’alimentazione, quanto alla ricerca scientifica o -ancor peggio!- a manifestazioni ludiche (circhi, corride, caccia, pesca sportiva, rodei e simili, compresi gli esecrabili combattimenti -più o meno clandestini- fra membri della stessa specie) e, quindi, sono pronto a sottoscrivere la “Dichiarazione universale dei diritti dell’animale”, stilata dall’UNESCO il 15 Ottobre 1978, augurandomi che non resti più a lungo disattesa, come, purtroppo, fino ad oggi, sembra sia in gran parte rimasta.

Voglio terminare con un piccolo “mea culpa”, per farmi perdonare dai più convinti vegetariani se, con quanto affermato, possa aver urtato la loro suscettibilità: debbo sinceramente ammettere che, se -oggi come oggi- dovessi io stesso provvedere a procurarmi personalmente la carne da consumare, mi vedrei, malgrado tutto e con un certo rammarico, costretto a bandirla dalla mia tavola.

 

(1)La giustificazione della scelta vegetariana che ci propone la nota astrofisica Margherita Hack è ancor più sconcertante per la sua intrinseca ed evidente incongruenza: “Si chiamano vegetariani coloro che non mangiano esseri viventi, quindi né carne, né pesce” (M. Hack “Perché sono vegetariana” 2011 Edizioni dell’Altana). Non la sfiora neppure il dubbio che anche i vegetali rientrino fra gli esseri viventi. 

(2)Nicla Vozzella, nel suo libro: “Io mangio vegetariano”, edito dalla L.E.G.O. Stabilimento di Lavis (TN) - 2010, scrive: “Alcuni studi, talvolta derisi ingiustamente, hanno dimostrato che le piante percepiscono le intenzioni di chi gli si avvicina, che sono in grado di reagire ad alcune sensazioni; non possiamo quindi trascurare il fatto che abbiano una loro sensibilità”.

© Giovanni Spagnoli 2013